Quanti di voi hanno sentito parlare della causa fra Elon Musk e Twitter, oppure della volontà di Instagram di assomigliare a TikTok, e quanti invece nello stesso lasso di tempo si sono letti un buon libro?
L’installazione che potete vedere nell’immagine di copertina di questo articolo si intitola “Time to read” ed è stata ideata da Tahaab Rais, Chief Strategy Officer Publicis Group, per mostrare alle persone quanti libri sarebbero in grado di leggere in un anno, se impiegassero nella lettura lo stesso tempo trascorso sui social.
A Twitter e Facebook corrispondono rispettivamente 22 e 35 libri, mentre a Instagram, YouTube e TikTok dai 42 ai 43 libri. Una bella cifra, soprattutto se si considera il tempo impiegato a fare un’attività che ormai conosciamo tutti molto bene: sfogliare le pagine? No, scrollare.
In un articolo de Il Post si indagano proprio le cause e gli effetti di questa assuefazione, che la pandemia ha fatto definitivamente esplodere. L’infinite scroll, cioè il costante e ossessivo scorrere verso il basso con il pollice contenuti sullo smartphone (soprattutto visivi, come quelli proposti appunto da Instagram, YouTube e TikTok), è diventato il nuovo metro per misurare il nostro tempo. Andiamo alla ricerca di informazioni sotto forma di flusso continuo, ma tutto questo ha un prezzo, ed è, paradossalmente, proprio quel tempo che cerchiamo disperatamente di preservare.
Secondo una ricerca di IDC riportata da Il Sole 24 Ore, la quantità di conoscenza che viene prodotta è nettamente superiore alla nostra capacità di assorbirla, rendendo di fatto inutile una buona parte del tempo che passiamo a scrollare informazioni.
Le app dei social media sposano in pieno il concetto di surplus cognitivo e sono appositamente disegnate per fornire contenuti che gratificano il nostro desiderio di essere all’interno del mondo, ma sempre comodamente dall’alto del nostro divano. Questa funzione era una volta assolta dai libri, che tuttavia, nonostante siano contenitori di informazione (fittizia o reale) per eccellenza, non sembrano soddisfare quegli automatismi che ricerchiamo quando andiamo alla scoperta di nuovi contenuti.
In questo, neanche l’eBook è riuscito a fare da tramite tra i social e i libri cartacei. Questo perché l’eBook alla fine è solo un supporto, che una persona può o meno preferire alla carta, ma non presenta di fatto contenuti diversi da quelli che troveremmo in un libro cartaceo. Nonostante questo, presenta una moltitudine di detrattori per il suo formato digitale, per il suo essere tutto fuorché “autentico”, per la perdita della tradizione di “annusare” la carta, e così via.
Ma non è solo un fattore di supporto. Lo smartphone è entrato prepotentemente nelle nostre vite riuscendo ad essere universalmente accettato, eppure neanche sullo smartphone si leggono libri. La differenza sta nel contenuto o nel modo in cui viene proposto: quando scorriamo i social e guardiamo ossessivamente per ore uno schermo, non ci preoccupiamo del mancato profumo dei pop corn che mangiavamo al cinema. Non ci lamentiamo delle scritte troppo piccole o della luce troppo forte. Non ci dà noia la marea di notifiche che infrange continuamente lo schermo.
Anche se potrebbe essere improprio paragonare i social ai libri, è giusto notare che entrambi mirano a offrire all’utente un’esperienza. Se scegliamo di scrollare il flusso infinito di TikTok invece che leggere un libro, significa non solo che nel nostro tempo non contempliamo entrambe le attività, ma anche che diamo una spiccata preferenza (e precedenza) a una delle due.
Tutte le medaglie, comunque, hanno un rovescio.
Se è vero che i social hanno in parte sostituito esperienze quotidiane come leggere un libro o guardare un film, l’hanno fatto a un grosso prezzo. Hanno perso la loro funzione principale: connettere le persone. Ormai connettono solo contenuti, quegli stessi che, tra l’altro, una qualsiasi persona potrebbe trovare al cinema o in una libreria. Tra citazioni, spezzoni di film, presentazione di libri ed estratti di programmi televisivi, sono diventati il nuovo contenitore di una conoscenza che esiste anche e soprattutto al di fuori di essi, se uno sa prendersi il tempo per selezionarla e trovarla.
E questo proprio a causa delle stesse persone che li popolano, che nel tempo hanno smantellato la loro essenza e l’hanno trasformata in qualcosa di completamente diverso. Qualcosa che perfino i social potrebbero non essere in grado di sostenere a lungo, e che invece nei libri non è mai venuta meno: la magia di essere trasportati in un luogo dove il tempo non ci sembra pesare come nella vita reale.